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La Virgo Lucis

Ultima modifica 28 marzo 2022

dal volume Mauro Gioielli, Isernia fra passato e presente, Palladino editore, Campobasso, 2006, pp. 12-13

 

Nella cattedrale di Isernia è custodita una bella icona di stile bizantino raffigurante la Madonna con Bambino, opera di Marco Basilio, esposta in una cappella laterale.

Le fonti storiche la fanno provenire dalle isole greche dell’Egeo, da dove, nel XVI se- colo, sarebbe giunta in Italia attraverso la Sicilia, portata dalla famiglia Lomellino. Fu mons. Giambattista Lomellino, infatti, a farla arrivare ad Isernia nel 1567, quando fu no- minato vescovo della nostra diocesi.

Di questa pregevole immagine di Vergine col Bambino si sono interessati in molti.

Nel 1927, l’avvocato Franco Ciampitti, sulle pagine de Il Mattino Illustrato,1  scrisse del suo casuale e fortunato rinvenimento: «è una pregevole tavola bizantina,  chiusa in una corni- ce dorata molto antica, che fu ritrovata,  qualche anno fa, dietro un vecchio armadio nella sagrestia della Cattedrale d’Isernia. Vi dovette essere nascosta durante i saccheggi  del 1799 e 1860. Scoper- ta, attirò molti antiquari  che per svariate vie ne tentarono l’acquisto, offrendo anche somme favo- lose. Ma le autorità  ecclesiastiche si opposero sempre a qualsiasi  vendita, ripromettendosi  di rie- sporre la preziosa immagine al culto del popolo».

Successivamente, negli anni Cinquanta, fu Giovanni Gnolfo a darcene una breve de- scrizione: «La tavola  più pregevole della cattedrale  è un quadro bizantino  dell’Hodighitria (=Condottiera). [...] La raffigurazione  dell’icona isernina  è quasi simile a quella della “Salus po- puli romani” venerata a S. Maria Maggiore. Questa tavola fu portata a Isernia dal vescovo Lomel- lina (1585) mandato a reggere la nostra diocesi da S. Pio V. Prima  del terremoto del 1805 il qua- dro era esposto sull’altar  maggiore della cattedrale, in lato, proprio sul fastigio della “cona” mar- morea. Così la Vergine Condottiera dominava tutto il vasto tempio isernino. Dopo il terremoto non ebbe più un altare particolare e fu posta in sacrestia».

Negli anni Ottanta ne scrisse Angelo Viti, tentando di darle una datazione e conclu- dendo che l’icona «appartiene agli schemi, agli ideali, alle maniere dell’arte di Bisanzio nel pieno secolo X, massimo che si voglia, per influssi non del tutto spenti, agli inizi del seguente».

La sacra effigie è oggi conosciuta come Madonna della Luce,2  ma in effetti altri sono i suoi attributi. Il titolo più corrispondente è quello di Hodighitria, ossia Dux viae, Tutrix viae, colei che mostra la strada, che indica la via lucente: Lux viae, Via lucis. Però, per gli isernini, la Guidatrice lungo il percorso luminoso è divenuta, più semplicemente, la Virgo Lucis, la Madonna della Luce che libera il loro cammino da ogni ostacolo e alla quale, in- fatti, si rivolgono dicendo: «Santa Maria, spiccia la via».


1 Le Madonne d’Italia, «Il Mattino Illustrato», IV, n. 35, p. 551. Le Madonne d’Italia fu una rubrica che durò per più numeri; si basava sulla «collaborazione del pubblico, a premi». La collaborazione consisteva nell’invio al giornale di fotografie raffiguranti Madonne, con brevi cenni sull’immagine; la pubblicazione dava diritto ad un compenso di lire 25. Naturalmente, Ciampitti si aggiudicò il compenso.
2 Con la Bolla Lumen  ad revelationem,  dell’11 febbraio 1997, il vescovo di Isernia-Venafro, Andrea Gemma,
ha istituito «la festa liturgica di Maria “via lucis”, da celebrarsi nell’intera diocesi il 10 maggio di ogni anno»
(cfr. Annuario diocesano 2000, Diocesi di Isernia-Venafro, Isernia 2000, pp. 109-111).